Il mio rapporto con te…

Mi capita di prendere il telefono in mano, la mattina, appena sveglia, ed avere l’impulso di inviarti una whazzappata per chiederti quello che in questi ultimi anni ti hanno chiesto un po’ tutti: «Ciao Pier, come stai oggi?». Dura un tempo talmente impercettibile questo pensiero nella mia mente, tanto da non poterlo misurare nell’arco temporale, potrei dire meno di un secondo, qualche decimo ma non lo so neanche io quanto dura. Non finisco neanche di formularlo il pensiero che… ma che stai a dì? Mi rendo subito conto, e nello stesso tempo, mi assale quel senso di stupidità (non so come definirla) che mi riporta alla realtà. Ci sono stati momenti in cui tu, hai risposto ai miei «Ciao come va stamane?» dopo qualche giorno, altri momenti dopo qualche ora altri ancora subito se non subitissimo. Questo era il mio termometro per misurare il tuo star “bene” o stare un po’ giù. Quello che mi ha sempre stupito di te è stata la tua grandissima forza nell’affrontare quello che tu hai sempre definito «la prova alla quale sono stato sottoposto». Ho conosciuto poche persone che in quel “letto” dicevano quello che dicevi tu… «nonostante tutto la vita è meravigliosa, non lasciarti scappare neanche un attimo di quello che puoi vivere, ogni respiro, ogni istante, ogni sensazione, falla tua e cerca di arricchirti…» e ancora «…non sto bene, la gamba mi fa male, ma sono felice ugualmente perché cerco di riconoscere le cose belle che ho comunque intorno a me e paradossalmente chiudo gli occhi, e mi sento fortunato. Guardo con imbarazzo chi si affanna ad affrontare le cose della vita, misurandole tutte più di quanto valgono, non percependo che invece ci sono cose che non ci costano nulla, come una candela che via via si spegne, e basta guardarla per sentirsi appagati. Sai, nelle mie condizioni, bisogna trovare la forza di osservare le cose che abbiamo vicine, comprese le persone che tutti i giorni non smettono di aiutarmi. Insomma cerco di trovare forze ovunque e tengo duro come sempre… Mi raccomando sii felice».

E quando ti dissi che ti temevo? Facesti una faccia indimenticabile. «Faccio paura?» Mi chiedesti… Ti spiegai cosa intendessi per paura… ti vedo un po’ come il mio professore, (io ho sempre temuto, all’epoca, i miei professori quelli bravi, quelli che veramente ti insegnavano qualcosa) che sa il fatto suo e soprattutto che non lo nasconde. Questo tipo di persone mi affascinano, mi incuriosiscono, mi suscitano sentimenti misti di stima, rispetto e voglia di saperne di più. Non provo timore per i tuttologi ma per coloro che quando ti fanno un discorso, anche se esattamente contrario al tuo, ti intrigano, ti fanno riflettere, ti illuminano il lato nascosto, quel lato che la tua testa non ha visto. Il tuo modo di parlare di spiegarmi la tua posizione, soprattutto in quell’occasione in cui avevamo divergenze di opinioni, ha esattamente incontrato il mio modo, irruente e impulsivo, nell’affrontare quel tipo di situazione. E’ inutile che ti dica, che a tutt’oggi mi sento di aver ragione su tutto!!! Staremmo qui a discutere fino a sera! Ho capito perfettamente ciò che tu intendessi farmi capire ed ho avuto già modo di ringraziarti a dovere quando poi alcuni mesi dopo riprendemmo la nostra divergenza di opinioni! E questo mi manca tanto, “battibeccare” (positivamente) con te e trarne beneficio, mi piace pensare che anche tu in qualche modo abbia tratto beneficio dalle nostre poche ma intense chiacchierate. Magari ti ho distolto un po’ dai tuoi guai… chissà!

Parlammo anche del significato di “consapevolezza” ricordi? Su questo argomento ci trovammo in pieno accordo. La consapevolezza dei propri limiti intellettuali, ma tu come di consueto mi raccontasti il tuo pensiero in modo, secondo me, poetico, scandendo ogni parola come fosse una martellata nel cervello che mai dimenticherò… «Se le persone restano ancorate alle idee che hanno, che condividono perché fa comodo, restano un limite dentro ad un ego che si nutre di consensi mediocri. Molto spesso le persone sono fiumi di parole, che devono trovare riscontro, ma non sanno essere azioni che trovano fatti. Ed in ogni giustificazione, in ogni pretesa, in ogni ideologia, si resta fermi in quel porto che mai mostrerà la libertà assoluta. Avere la dignità di mettersi in gioco, di illuminare ogni proprio passo, con la consapevolezza di inciampare, ci rende liberi…». In quel caso, per i curiosi che leggeranno, si discuteva di un mio pezzo che suscitò un po’ di amarezza (chiamiamola così)…

E’ con grande onore che racconto il mio rapporto con te Pier, e porterò sempre con me i tuoi “consapevoli” insegnamenti. Ho avuto la fortuna di conoscerti e di apprendere quante gioie ci sono nelle piccole cose, e di cercare sempre il lato positivo anche in un momento in cui la vita ti mette a dura prova. Sei stato un grande per me e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essere stati accolti nella tua vita.

Ho trovato la frase di Paul, detta il 31 dicembre dinnanzi a te Pier e a tutti noi, come la più bella di tutti i tempi. «Pensate che Pierluigi sia esploso, e che un pezzetto di lui è dentro ad ognuno di noi…” eh niente, la trovo di un’intensità unica e rimarrà imprigionata nel mio cuore.

Non so se questo pezzo piacerà, a me piace e questo mi basta. Non ho voluto essere strappalacrime, avrei potuto, ma non l’ho voluto. E’ un pezzo diverso, silenzioso, tranquillo ma per me molto significativo. Grazie di cuore!

Scibel

Harleysta dal 2011 con la mia Forty-Eight ho girato l'Italia e non solo! Sono, dal 2014, socia del Forvm Roma Chapter, mi occupo di salute e benessere e mi diverto a giocare a fare la blogger. Oltre al presente blog ne posseggo un altro visitabile qui www.scibel.blog Ho anche un e-commerce: scibel.goherbalife.com

1 Commento

  1. bel brano, davvero profondo, scritto immagino per un amico mancato. …. mi ha commosso e mi ha mostrato lati di te davvero belli, sentimentali, empatici….. Grazie per averlo pubblicato.
    Eva

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